Una volta tanto non siamo i peggiori

Ve lo ricordate il team Repsol Honda dei bei tempi?

Un tempo era lo spauracchio del motomondiale. Aveva annichilito la concorrenza con Doohan prima e Rossi poi. Di recente tuttavia il team Repsol Honda è diventato un team di comprimari, il fantasma di se stesso, che da due anni a questa parte ha vinto poco o nulla.

E’ naturale quindi che un po’ di frustrazione trasudi, e se c’è di mezzo un personaggio come Alberto Puig, questo trasudare tracima in rissa.

Pochi giorni fa il suddetto Puig se n’è uscito con uno sbracato attacco ad Hayden, dichiarando che Nicky copiava spudoratamente gli assetti di Pedrosa non essendo in grado di assettarsi la moto da solo. Ha proseguito su questo tono, sminuendo tutto quello che ha fatto Hayden ed esaltando le imprese, si fa per dire, di Pedrosa.

Hayden oggi ha deciso di rispondere, dicendo che non solo non ha accesso da tempo alla telemetria di Pedrosa, ma che quest’ultimo ha accesso a tutti i dati dei piloti Honda, anche a quelli di Dovizioso, che fa parte di un team satellite.

Viene allora da chiedersi: è possibile che la “Spagna connection” nel motomondiale sia così potente? Puig si può permettere di prendere a pesci in faccia Hayden ed usare il team Repsol Honda come se fosse un suo giocattolo; Pedrosa chiede ed ottiene le gomme Bridgestone a metà stagione, cosa in passato negata anche ad un pluricampione del mondo come Valentino Rossi. Per non parlare di Hector Barbera, a cui è consentito di correre come uno psicopatico nel mondiale 250.

Una volta tanto noi italiani possiamo guardare ad un’altra nazione come esempio negativo e vantarci di aver fatto qualcosa di meglio: nel mondiale Superbike, gestito da italiani, perlomeno questi favoritismi e mafiette non si vedono.

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